Ho studiato a Firenze negli anni settanta sotto l’ala protettrice del professor Adolfo Natalini, architetto conteso tra avanguardia e tradizione. Leon Krier, Maurice Culot, Abdel Wahed el Wakil sono i miei maestri viventi, per quelli del passato la lista è troppo lunga e continua ad ampliarsi. Alla rinfusa ricordo Michele Sanmicheli, Andrea Palladio, Alessio Tramello, Etienne- Louis Boullée, Claude-Nicolas Ledoux, Jacopo Barozzi, Sebastiano Serlio, Giorgio Vasari, Ennemond-Alexandre Petitot, Emilio Terry, Mino Fiocchi, Tommaso Buzzi, un incisore Gianbattista Piranesi, un pittore Bernardo Bellotto e un acquerellista il sommo Giambattista Lusieri.
Nel 1987 ho iniziato la mia attività professionale indipendente nel campo dell’architettura e dell’urbanistica tradizionale.
Nell’estate di quell’anno visitai Richmond Riverside allora ancora in costruzione, progettato da Quinlan Terry, sulle rive del Tamigi. Essendomi attardato ad ammirare i lavori, rimasi chiuso nel cantiere dove si stavano costruendo nuovi edifici classici degni di una città storica. Riuscii poi ad uscire con la convinzione che quella sarebbe stata la mia strada: costruire secondo la grande tradizione del nostro paese.
L’Italia però, sebbene maestra di architettura per due millenni, ammirata ancor oggi per questo, non ama questo genere di lavoro ispirato alla tradizione. Così troppo spesso mi trovo a progettare in altri paesi (Francia, Stati Uniti, Belgio, Canada) dove apprezzano maggiormente un soffio italiano di armonia e belle proporzioni.
Ho ricevuto a Bruxelles nel 1998 il Prix Europèen pour la reconstruction de la ville. Nel 2001 il progetto per Fonti di Matilde, un piccolo borgo sulle colline reggiane, è stato premiato con il Charter Award of the New Urbanism (un grande movimento americano di rinnovamento dell’urbanistica ispirato alla città storica occidentale). Ho costruito tra il 2004 e il 2006, a Val d’Europe vicino a Parigi, Place de Toscane, una piazza ellittica con classiche architetture francesi. A questa realizzazione é stato assegnato il Palladio Award nel 2008 a Boston.
Ancora a Val d’Europe, a Magny le Hongre e a Bailly Romainvilliers sto costruendo isolati, strade, edifici, ispirati alla tradizione locale francese.
Nel 2014 ho ricevuto il Richard H. Driehaus Prize. Il premio viene annualmente conferito dall’University of Notre Dame (USA) School of Architecture ad un architetto vivente il cui lavoro, incarnando i più alti ideali dell’architettura classica a tradizionale nella società contemporanea, crei un impatto culturale, ambientale ed artistico altamente qualificato.
Nella campagna di Fontanellato per Franco Maria Ricci ho costruito gli edifici per il labirinto più grande del mondo in mattoni a vista con modanature classiche in un folto giardino di Bambù.
Sono membro del comitato scientifico di INTBAU, International Network, patrocinato dal Principe di Galles (Carlo d’Inghilterra strenuo difensore di città, campagne, architettura e paesaggio a misura d’uomo).
Da quasi trent’anni dunque lavoro ispirato dall’immenso repertorio di bellezza e di saggezza dell’architettura classica italiana e delle città storiche.
I miei disegni sono dispersi tra collezioni pubbliche e private.
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